Alla POLIZIA LOCALE è stato negato anche il DIRITTO DI VOTO…

L’art. 48 della Costituzione della Repubblica italiana sancisce il diritto di voto.

«Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.

Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.»

Questa Organizzazione Sindacale, maggiormente rappresentativa della Categoria, comunica e consiglia a tutte le Amministrazioni e ai rispettivi Comandi di far rientrare tutti i Lavoratori e gli Operatori di Polizia Locale inviati in missione a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma, affinchè possano esercitare un Diritto costituzionalmente garantito, quello di VOTO, in occasione del referendum di domenica 4 dicembre 2016. Provvederemo altresì a rendere edotto il Presidente della Repubblica.

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Alle forze di polizia presenti sul posto, il Ministero degli Interni garantirà la possibilità di accedere ai seggi elettorali, ma non alla Polizia Locale, in quanto non siamo considerati Forza di Polizia!

La prefettura di Rieti, con una lettera inviata anche all’Anci, a firma del viceprefetto Grieco, comunica che “in relazione al quesito formulato in data 27.10.2016 avente ad oggetto l’ammissione al voto degli elettori che prestano la propria attività di soccorso alla popolazione dei comuni colpiti dal sisma” si è deciso che “i militari e gli appartenenti alle forze di polizia e al corpo nazionale dei vigili del fuoco possono esercitare il diritto di voto, previa esibizione della tessera elettorale, in qualsiasi sezione del comune in cui si trovano“. Viene poi precisato che “le disposizioni attualmente vigenti, non suscettibili di estensione analogica, non consentono allo stato l’ammissione al voto, con analoga procedura, del personale della polizia municipale e del volontariato“.

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Dunque stiamo assistendo all’ennesima VERGOGNA italiana.

La Segreteria Generale SULPL

Il SULPL consegna a Matteo Salvini la maglia della POLIZIA LOCALE ITALIANA!

La Segreteria Nazionale del SULPL, il sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia Locale italiana ha dato mandato al Dirigente territoriale Miriam Palumbo di consegnare a Piacenza la polo della Polizia Locale a Matteo Salvini.

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In agosto infatti il leader della Lega aveva già indossato la maglia della Polizia di Stato ed aveva ricevuto anche quella dei Carabinieri e Vigili del Fuoco.

Questa sera dunque abbiamo ritenuto essere un’imperdibile occasione, per dimostrare che la Polizia Locale c’è, chiedendogli di indossare simbolicamente anche la maglia della nostra Categoria, quella che rappresenta tutti i 60.000 e più uomini e donne della Polizia Locale italiana che a gran voce vogliono essere riconosciuti dalle Istituzioni, venendo equiparati alle Forze dell’Ordine in termini di riconoscimento di tutele, di diritti giuridico-contrattuali, e non solo di doveri, anche per onorare la memoria ed il coraggio di tutti i Colleghi che sono morti nell’adempimento del Dovere.

Sulpl e il “caso Venezia”: permettere pari trattamento ed evitare la discriminazione era un atto dovuto da parte del Sindacato.

Nei giorni scorsi il “caso Venezia” delle otto Colleghe che hanno rifiutato l’arma, perché obiettrici di coscienza, ha suscitato non poche polemiche, soprattutto per il fatto che sono state difese dal nostro Sindacato che come è noto è il Sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia Locale Italiana che con orgoglio,  in tutte le sedi, da 29 lunghi anni lotta per il riconoscimento delle tutele e dei diritti negati, nonché per l’armamento degli Agenti e l’attribuzione agli stessi degli strumenti di autotutela, indistintamente su tutto il territorio nazionale,  in relazione alla tipologia di lavoro svolto e ai rischi ad esso connessi. Giova ricordare che le funzioni della Polizia Locale sono le stesse della Polizia di Stato, con il solo limite della territorialità.

Alcuni l’hanno letta come una contraddizione, ma non lo è affatto; per questo motivo vogliamo fare chiarezza.

Innanzitutto occorre premettere che a Venezia, il Regolamento di Polizia Locale permetteva e a tutt’oggi consente l’obiezione di coscienza anche all’interno del Corpo stesso. Agli uomini è stato permesso in passato e lo è ad oggi. Il caso è nato quando anche le donne hanno semplicemente richiesto parità di trattamento. Addirittura, al momento dell’assunzione avevano dichiarato, in forma scritta, la loro posizione e l’Amministrazione le ha comunque assunte. Dinanzi a questa premessa appare evidente che permettere pari trattamento ed evitare la discriminazione era un atto dovuto da parte di un Sindacato, il cui primo dovere etico-morale è proprio tutelare i Lavoratori e i loro Diritti. Un diritto, qualunque esso sia, non può essere limitato al sesso.

Dunque il bando tramite il quale sono state assunte anche le otto lavoratrici non escludeva gli obiettori di coscienza, come invece sarebbe auspicabile in tutti i concorsi di Polizia Locale, anche perchè altrimenti il personale non può esplicare tutte le funzioni attribuite dalla Legge. Per il futuro auspichiamo che gli obiettori e le obiettrici, nel rispetto dei loro valori etico-morali, abbiano la stessa sensibilità anche verso la nostra categoria; quindi per la sicurezza dei Colleghi della Polizia Locale è necessario che chi accetta di farne parte, non rifiuti l’utilizzo dell’arma, essenziale per la difesa. Nel caso in questione che senso avrebbe avuto far rimanere all’interno di un Comando otto lavoratrici che non riescono a convivere con l’arma? Non sarebbe stato utile ne per loro, ne per i colleghi, ne per il datore di lavoro; tra l’altro in un momento storico in cui quello stesso Comando come tanti altri vanno verso l’armamento, come è giusto che sia. Il problema andrebbe risolto a monte, dunque a livello legislativo.