Il potere della macchina del fango

Ci concediamo una riflessione, alla luce degli ultimi accadimenti…

Il lavoro nero e gli abusi nei terreni di proprietà hanno posto sotto i riflettori la famiglia del Ministro Di Maio. Premesso che chi ha sbagliato è giusto che paghi, e ci mancherebbe altro, tuttavia qualche considerazione va fatta. Innanzitutto che, le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, che non necessariamente devono essere complici.

Per quanto attiene la Polizia Locale, viene da chiederci… PERCHE’ NOI?

La Polizia Locale, praticamente da sempre considerata una Polizia di rango inferiore, più volte travolta dalla potente macchina del fango per il Capodanno romano, per il “vigile” in mutande (solo per citare gli episodi che hanno demolito più di altri l’intera categoria, facendola passare per un branco di fannulloni e furbetti, su cui l’Arena di Giletti in particolare ha potuto imbastire numerosissime trasmissioni domenicali), improvvisamente è diventata garante della Legalità, balzando agli onori della cronaca e sotto le luci della ribalta. Ribadiamo, PERCHE’ NOI?

Noi siamo abituati a lavorare ed usurarci nell’ombra e avvolti dal silenzio, tanto clamore per un sequestro ci destabilizza! Di solito questo ruolo da prima donna spetta alle vere FF.OO., non ai diversamente impiegati comunali in Divisa.

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E a noi viene proprio da pensar male! In questo preciso momento storico in cui, il nuovo Governo Lega-5 Stelle:

  1. si è accorto, a differenza dei precedenti Governi che, la Polizia Locale esiste;
  2. ha reso protagonista la Polizia Locale per l’ Estate Sicura;
  3. ha reso protagonista la Polizia Locale di Roma Capitale per il ripristino della Legalità, sgomberando le ville dei Casamonica, per poi abbatterle;
  4. ha lanciato timidi segnali nell’ambito del Decreto Sicurezza che con una politica dei piccoli passi potrebbero concretizzarsi con una Riforma della Categoria…

Ebbene proprio ora la stessa Polizia Locale è stata nominata per eseguire un sequestro ad alta visibilità, ma molto scomodo, nelle proprietà della famiglia del Ministro Luigi Di Maio. In altri tempi, la Polizia Locale sarebbe stata destinata a fare viabilità agli incroci e alla chiusura delle strade, mentre Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato avrebbero operato per garantire Sicurezza e Legalità al Paese…

Evidentemente i poteri forti, quelli che non vogliono affatto che questa nostra Riforma vada a buon fine, hanno volutamente rinunciato a questo ricco piatto di visibilità, per mettere i “vigili” brutti e cattivi, in cattiva luce agli occhi di quel politico in particolare, e dei cittadini in generale.

Alla luce delle considerazioni sopra esposte, non a caso, abbiamo parlato del potere della macchina del fango che può travolgere e distruggere o rendere carnefice… a guidarla sono i poteri forti e ben celati.

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Meditate gente, meditate!

 

Perchè le toghe novaresi si esprimono tardivamente ed esclusivamente per la dotazione del taser alla Polizia Locale?!

Oggi è la volta delle toghe novaresiScreenshot_20181102-202213

che non concordano con quanto è stato deciso dal Consiglio Comunale di Novara

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Inutile precisare che a nostro avviso la polemica è insensata, mirata e strumentale… e dunque abbiamo ritenuto, per il tramite del nostro Ufficio Legale, replicare puntualmente.

              Spett.le Redazione “LA STAMPA”
DIRITTO DI REPLICA
Articolo apparso su “LA STAMPA” il 2 novembre 2018
“NOVARA AVVOCATI PENALISTI CONTRO PISTOLA ELETTRICA AI VIGILI “PERICOLOSA E INSENSATA”
Questa Organizzazione Sindacale maggiormente rappresentativa della Polizia Locale Italiana, con riferimento all’articolo superiore apparso sul vostro quotidiano e per la cronaca di Novara, ritiene opportuno precisare quanto segue:
• Lo Stato italiano sta sperimentando per le forze di Polizia statuali ed ultimamente per espresse previsioni legislative prevede estendere la sperimentazione anche per le Polizie Locali, la dotazione del Taser;
• Siamo sicuri che l’ordinamento prima di avviare la sperimentazione finalizzata alla dotazione di questo strumento operativo che serve per difendere e difendersi, abbia tenuto conto di studi ed esperienze che hanno fatto propendere per la sperimentazione prima e la successiva dotazione alle forze di Polizia statali e locali;
• Non vogliamo, quindi, entrare nel merito delle dichiarazioni riportate e attribuite all’Onu, secondo cui i Taser sarebbero “Strumento di tortura”, ma è certo che i Poliziotti, i Carabinieri ed i Poliziotti locali non sono torturatori.
Una cosa comunque è certa: l’intervento della Camera Penale di Novara appare tardivo, infatti nulla ha rilevato finora pur essendo la sperimentazione dell’uso del Taser per i Carabinieri e Poliziotti di stato iniziata mesi or sono.
Interviene solo ora quando la sperimentazione dovrebbe iniziare per le Polizie locali italiane, dimenticando che i Corpi ed i Servizi di P.L. sono impegnati diuturnamente a garantire l’ordinato convivere civile in tutte le comunità del nostro Paese ed al pari delle altre forze di Polizia sono esposti ai rischi collegati; lo dimostra la mole di interventi, le aggressioni subite e ad essi collegati ed il sangue versato dai suoi appartenenti nell’adempimento del proprio dovere.
La decisione, quindi del Consiglio Comunale di Novara appare sensata e giusta.

Tanto si doveva

Ufficio Legale SULPL

Armi e Polizia Locale

Non abbiamo scelto questa immagine per puro caso, ma volutamente. In questi giorni Di Maio (M5S) ha invitato i grillini ad essere compatti al loro interno al pari di una testuggine romana, per fare scudo contro gli attacchi esterni. Ecco riteniamo che mai come adesso anche la Polizia Locale dovrebbe compattarsi, fare Corpo, per respingere qualunque attacco di questo o quel politico (non ultimo quello da noi citato ieri sulla nostra ufficiale pagina Fb Sulpl Nazionale, di un gruppo di grillini che in Senato hanno proposto la soppressione degli artt. 18 e 19 del Decreto Sicurezza, quelli riguardanti l’accesso al Ced e l’uso del taser esteso anche per la PL); da alcuni colleghi che solo all’idea che la nostra Riforma possa andare in porto preferiscono asserire castronerie di vario tipo, piuttosto che avere l’onestà intellettuale di ammettere che non sono affatto tagliati per questo lavoro e che si sentirebbero maggiormente a loro agio togliendosi la nostra Divisa e andando a fare dell’altro; da alcuni giornalisti che adorano relegarci nel ruolo angusto del vigile urbano, senza perdere occasione per ridicolizzarci.

Ecco, è nei confronti di questi personaggetti che dovremmo farci scudo, uniti e compatti, facendo attenzione a non prestare mai il fianco, nemmeno involontariamente, ai loro biechi tentativi di non farci mai ottenere, per ideologia o per interesse, i diritti, le tutele e gli strumenti che ci sono dovuti.

Questa la premessa, ora veniamo al punto!

Questa mattina ci siamo imbattuti in un articolo pubblicato da FirenzeToday che titolava

Vigili urbani armati fuori servizio: la polizia municipale chiede aiuto per evitare tragedie

Vigili armati anche fuori servizio: “Aiutateci”

Aumentano casi di autolesionismo, suicidi ed omicidi. La proposta di legge di Fattori (Sì Toscana) per lasciare le pistole ai comandi

Ovviamente siamo rimasti basiti: in buona sostanza la richiesta sensata di dotare i Comandi della Toscana di armadietti blindati in cui custodire eventualmente l’arma di servizio, è stata motivata e sostenuta nel più assurdo e surreale dei modi possibili: 1. il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza Marco Andrei (che con ogni probabilità non ha ben chiaro il concetto di Sicurezza per gli Agenti di PL) avrebbe affermato, stando a quanto riportato nell’articolo

Avere un luogo dove lasciare la pistola sarebbe essenziale per la sicurezza nostra e delle persone che ci sono vicine

Veniamo spesso a lavoro con i mezzi pubblici, in treno o in autobus, ed è molto pericoloso trasportare un’arma dal luogo di lavoro a casa e viceversa.

Viene da chiedersi se questo Rls appartenga davvero al Comando di Polizia Locale di Firenze; le motivazioni da lui addotte per motivare la richiesta delle cassette di sicurezza sono davvero incommentabili.

Veniamo ora al politico di turno, il consigliere regionale di Si – Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori. Abbiamo letto integralmente le sue esternazioni direttamente sul sito del partito

il possesso delle armi è sempre un pericolo per sé e per gli altri, anche delle armi di ordinanza degli operatori di polizia al termine dell’orario di servizio.

Sono purtroppo molti i casi di violenza e di autolesionismo, fino all’omicidio e al suicidio, che sono stati compiuti da agenti di polizia con le armi d’ordinanza, anche da agenti di polizia municipale e provinciale. Fra le principali concause di questi tragici eventi vi è la mancanza di luoghi idonei al deposito delle pistole al termine del servizio e la mancanza di un vero monitoraggio della salute psicofisica degli agenti.

Le pistole di polizia municipale e provinciale sono strumenti di lavoro e sul luogo di lavoro devono restare a fine servizio, come ci chiedono gli stessi agenti. Non dimentichiamo mai che società con più armi in circolazione è una società più pericolosa.

Noi ci rifiutiamo di credere che quanto riportato da Andrei e Fattori sia il comune sentire della Polizia Locale di Firenze. Fattori definisce la loro proposta semplicemente controcorrente; per noi sono farneticazioni sinistroidi allo stato puro!

In veste di Segreteria Nazionale abbiamo chiesto comunque chiarimenti e siamo stati  rassicurati dal nostro Segretario Regionale della Toscana (nonchè Rls) Ivan Galante sul fatto che la richiesta delle cassette di sicurezza è dettata da mere esigenze pratiche e dietro di essa non si cela nessuna “richiesta di aiuto” da parte della PL fiorentina.

Concludiamo con la nostra posizione, che non lascia spazio a interpretazioni di sorta: il S.U.L.P.L. lotta e sostiene con forza l’armamento della Polizia Locale su tutto il territorio nazionale, al pari della dotazione del taser, senza esclusione di nessuno (poichè anche nei piccoli centri o nelle unioni di comuni i rischi sono i medesimi) e l’accesso alle banche dati (che ad oggi continuiamo solo ad alimentare con il nostro lavoro quotidiano, senza poterlo consultare).

Siamo stufi di leggere esternazioni demenziali fatte da politici che spesso nulla sanno di noi, o ancor peggio da appertenenti alla Categoria, i famosi dinosauri. Le armi in dotazione, al pari di altri strumenti di autotutela, servono per garantire maggiore sicurezza agli operatori e ai cittadini. I suicidi purtroppo sono una realtà che colpisce tutte le Forze di Polizia. Sono un fenomeno multifattoriale: spesso dietro quel gesto estremo si nasconde il male oscuro della depressione, che unito alle pressioni quotidiane interne (mobbing) ai Comandi ed esterne, a cui gli Agenti sono quotidianamente sottoposti, alla mancanza di benessere organizzativo negli ambienti di lavoro, alle energie negative che certi interventi a forte impatto emotivo producono nell’individuo (tso, comunicazione ai familiari del decesso di una persona cara a seguito di un incidente mortale, etc etc), unitamente alla sfera personale, può portare a compiere un gesto così estremo.

Questo è solo l’ultimo caso di suicidio avvenuto nella Caserma dei Carabinieri di Livorno, quindi nei locali della stessa e con arma di servizio

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Oppure il caso del Poliziotto che a fine ottobre si è suicidato in Questura a Bari

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Per cercare di arginare i suicidi con l’arma d’ordinanza è impensabile credere di risolvere il problema facendo lasciare l’arma in comando, se uno vuol farla finita ci sono tanti sistemi; la questione va affrontata alla radice, ovvero conoscere e non trascurare i malesseri delle persone, aiutarle, verificare periodicamente i requisiti psico-fisici dell’operatore di Polizia, cosa che proprio nei nostri Comandi non viene quasi mai fatta, nemmeno dietro sollecitazioni.

Purtroppo a tutt’oggi manca un’attenzione al fenomeno dei suicidi in polizia e il più delle volte le cause che hanno indotto l’operatore a togliersi la Vita tendono ad essere ricondotte solo alla sfera personale poiché, ammettere che il suicidio potrebbe essere derivato anche da cause attinenti al contesto lavorativo, comporterebbe conseguenze rilevanti sia in termini di responsabilità, che di mancata prevenzione per chi gestisce un Comando. Sempre nell’ottica della prevenzione occorrerebbe istituire un punto di ascolto per eventuali disagi o momenti di fragilità dovuti alla vita privata e lavorativa. Quindi l’unica strada per tentare di arginare i suicidi è creare una rete di aiuto che consenta a chi sta attraversando un momento difficile di avere un supporto concreto nell’immediato. L’arma di servizio non rientra certo tra le cause del suicidio, è solo uno strumento come tanti.  Noi continueremo a lottare finchè la Polizia Locale di tutta Italia non sarà armata da Nord a Sud e finchè con una Legge di Riforma non saranno garantiti i medesimi diritti e le medesime tutele delle altre Forze di Polizia!