IL SULPL RISPONDE AD INPS PER L’INSALUBRE E ANTICOSTITUZIONALE DECISIONE DI NON RICONOSCERE LA QUARANTENA COME MALATTIA COVID-19.

COSTITUZIONE:

ART. 1 “l’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul LAVORO”

ART. 4 “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” 

ART.38 Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. 

Basterebbe citare solo questi articoli della nostra magnifica COSTITUZIONE, per definire arbitraria, anticostituzionale, spudorata, insensata la presa di posizione dell’INPS riguardo il non riconoscimento della condizione di malattia per i lavoratori che hanno avuto “i contatti stretti” con persone positive al COVID e pertanto sono obbligati alla quarantena.  E magari per ironia della sorte il “contatto stretto” è avvenuto sul luogo di lavoro, vuoi per la tipologia di lavoro, vuoi a causa di un collega già positivo. La questione è semplice: noi lavoratori siamo costretti a rimanere in quarantena (negativi o positivi, vaccinati o non vaccinati) ma la condizione di malattia non ci viene riconosciuta, eppure la malattia viene definita dallo stesso istituto (INPS) come: “un evento morboso che determina l’incapacità temporanea al lavoro, inteso come mansione specifica.” Ebbene lo stato di malattia, è ormai assodato, consiste in una perturbazione funzionale di tipo dinamico, la quale conduca alla guarigione o alla stabilizzazione in una nuova situazione, che può essere anatomico/funzionale o psichico/funzionale. Già l’essere costretto a non uscire di casa, a non poter avere rapporti sociali normali, seppur per un periodo limitato di tempo, può condurre una persona normale verso la depressione, quando poi il lavoratore si trova anche a non veder riconosciuta la condizione di malattia senza alcuna colpa, beh a nostro avviso ha tutto il diritto di “”dare di matto”! Forse l’INPS non ha tutte le colpe, ed infatti si è ben velocemente giustificata dicendo che i fondi sono esauriti, scaricando quindi le responsabilità sul Governo. Vorremmo però fare una riflessione su tale affermazione. Ben lungi dal giustificare il Governo per questa mancanza, ma ci domandiamo quanti super dirigenti ha l’istituto? E nessuno di questi ha pensato, proposto, posto il problema nelle sedi istituzionali? Ci sembra strano questo atteggiamento di non curanza per i Lavoratori. L’Italia è il paese delle contraddizioni: da una parte si erogano fondi a destra e manca, vedi reddito di cittadinanza che reputiamo ottima cosa, ma che purtroppo finisce in mano anche a delinquenti, scansafatiche ecc., senza un minimo di indagine preventiva da parte dell’Istituto, dall’altra si impedisce al lavoratore di lavorare e lo si priva dello stipendio… mah! Ovviamente sarà nostra fondamentale richiesta ai Ministeri interessati di ripristinare i fondi per riconoscere lo stato di malattia alle precedenti condizioni e continueremo la lotta per il ripristino dei diritti fondamentali.

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